giovedì 28 febbraio 2019

Incontro pubblico in sala Alessi. Ricominciamo da qui.


TANTO VERDE E UN GRANDE BOULEVARD ALBERATO IN CENTRO CITTA’:
UN SOGNO REALIZZABILE INVECE DEI NAVIGLI RIAPERTI

E’ una delle proposte di tecnici ed esperti riuniti ieri a Palazzo Marino per un affollato incontro pubblico sulla riapertura dei Navigli – Critiche al progetto di creare 5 vasche da M. Gioia alla Darsena: acqua insufficiente e navigazione impossibile – Meglio puntare sulla riattivazione delle sole conche storiche dell’Incoronata e di Viarenna.


Milano, 27 febbraio 2016 - E’ un giudizio negativo o quanto meno assai critico quello che gli esperti di ingegneria idraulica, urbanistica, mobilità, economia, riuniti ieri sera a Milano per un incontro pubblico a Palazzo Marino in una sala affollata di cittadini, hanno espresso sul progetto del Comune per la riapertura dei Navigli in centro città. Progetto che poi, nella prima fase attualmente prevista , non si tradurrebbe in altro se non nella realizzazione di 5 vasche, lunghe poche centinaia di metri e distanti tra loro da 500 metri a 2 km, sconvolgendo in diverse zone l’attuale assetto viabilistico, con conseguenti problemi alla circolazione dei mezzi pubblici e privati, difficoltà di parcheggio per i cittadini (causa eliminazione di centinaia di posti auto in superficie) e gravi pregiudizi anche per l’accesso a servizi pubblici quali la Questura e il Pronto Soccorso del Policlinico in via Sforza. Ma è uscita anche una nuova e originale proposta: la realizzazione di un grande anello verde in quella che è oggi la Cerchia dei Navigli (vedi immagini a pag.3), invece della riapertura delle tanto discusse 5 “vasche” d’acqua.
Protagonisti dell’incontro, dal titolo “Riapertura dei Navigli a Milano: la realtà, la propaganda, il possibile, l’impossibile” organizzato da Naviglichefare (libera associazione di cittadini milanesi criticamente impegnati sul tema Riapertura Navigli) sono stati: Luigi Santambrogio, già assessore alla Mobilità e Ambiente del Comune di Milano; Luca Beltrami Gadola, direttore di ArcipelagoMilano; Alessandro Paoletti, già professore ordinario di Costruzioni Idrauliche al Politecnico di Milano; Gianpaolo Corda, già docente di Urbanistica al Politecnico di Milano e direttore AMAT-Agenzia Mobilità Ambiente Territorio di Milano; Marco Vitale, economista. Presente inoltre Lorenzo Lipparini, assessore alla Partecipazione, Cittadinanza Attiva e Open Data, anche in rappresentanza del sindaco Giuseppe Sala.
Veniamo alla cronaca dell’incontro. Un primo problema, e non da poco, dell’attuale progetto di riapertura dei Navigli è, come ha sottolineato Alessandro Paoletti, la totale mancanza di garanzia che il “sistema” previsto possa essere alimentato da un adeguato flusso di acqua visto che la portata della Martesana (che dovrebbe alimentare le “vasche”) al suo arrivo a Milano è pari a 0,7 mc/s, mentre lo stesso Progetto di Fattibilità 2017 ipotizza come necessaria una portata di 3-4 mc/s, e ciò significherebbe avere acqua pressoché stagnante e insalubre. Dal punto di vista ambientale le criticità riguardano anche le acque della stessa Martesana, che andrebbero ad alimentare i nuovi Navigli e che sono spesso di non buona qualità, soprattutto in estate e ogniqualvolta si riduce la portata di ricambio.
La scarsità d’acqua avrebbe un impatto decisivo anche sull’asserita navigabilità dei nuovi Navigli una volta completato (ma non si sa quando) il ricongiungimento delle 5 “vasche” con un’unica canalizzazione a cielo aperto da Cassina de’ Pomm alla Darsena. Navigabilità resa ulteriormente problematica da altri fattori quali: la larghezza, prevista in 6-7 metri, con difficolta di incrocio fra eventuali natanti; la presenza di ben 10 conche per superare il dislivello complessivo di 11,6 metri negli 8 km di tracciato, che comporterebbe una durata di “navigazione” di 2,5-3 ore, con conseguente effetto “noia” e minima attrattività turistica. Anche perché il pelo della corrente è previsto a circa 3 metri sotto il piano stradale, all’interno di due muraglioni verticali, con effettocanyon”.
Considerando anche i costi di realizzazione del progetto, attualmente previsti dal Comune in 150 milioni ma realisticamente valutabili, a detta di molti esperti fra cui Marco Vitale, in una spesa finale compresa fra 500 milioni e 1 miliardo di euro, una più realistica e meno costosa alternativa potrebbe essere rappresentata – come proposto dallo stesso Paoletti – dalla riapertura delle sole Conche dell’Incoronata e di Viarenna, il cui recupero avrebbe un senso storico-museale-paesaggistico e che potrebbero essere riattivate utilizzando percorsi idrici alternativi già presenti nel sottosuolo di Milano, senza l’apertura di altre vasche.
Riguardo agli aspetti viabilistici, e in particolare a quanto previsto dal progetto per il tratto De Amicis-Molino delle Armi-Sforza-Fatebenefratelli, Gianpaolo Corda ha rimarcato come la trasformazione dalla situazione attuale in una strada a senso unico, con un’unica corsia di scorrimento dove andrebbero ad insistere mezzi di traporto pubblico (linea 94, taxi), mezzi di soccorso e di emergenza, mezzi destinati ai parcheggi e ai cortili interni degli edifici, difficilmente potrebbe garantire effettiva accessibilità veicolare agli edifici privati e a quelli di interesse pubblico, fra cui alcuni con funzioni cruciali come Policlinico e Questura. Una situazione a rischio collasso, dovendosi garantire l’accesso dei veicoli agli edifici prospicienti sulla sponda interna del canale, non serviti da una corsia di arroccamento, mediante l’uso di “ponti metallici girevoli e ripiegabili” da azionare di volta in volta, come previsto nello studio di fattibilità.
Per un’alternativa viabilistica e paesaggistica, volta a mitigare la circolazione ed a migliorare la vivibilità nella cosiddetta Cerchia Interna dei Navigli, nel corso dell’incontro è stata avanzata dallo stesso Corda la proposta di creare un grande “boulevard” alberato, come già ipotizzato nel 1851 da Carlo Mira che nel suo scritto “Sulla possibilità di trasportare al di fuori delle mura di Milano il canale detto Naviglio”, proponeva non già, come oggi, la riapertura bensì la copertura del Naviglio Interno e la immaginava trasformata in un boulevard largo 18 metri, che connettesse il verde dei giardini di via Fatebenefratelli, di porta Orientale, dei giardini della Guastalla e, via via, per la via San Gerolamo giungesse al Foro Bonaparte e al Castello. Tale ipotesi, attualizzata, potrebbe tradursi in un grande anello verde, destinato al solo traffico di accesso agli edifici della Cerchia, ai mezzi di soccorso, di emergenza e di sicurezza pubblica, realizzando inoltre una Circle Line di mezzi elettrici, che la percorra nei due sensi di marcia, integrando il servizio con la futura M4. Un boulevard percorso dal solo traffico locale, assoggettato alla disciplina delle Zone 30, lungo il quale i ciclisti si sentirebbero intrinsecamente protetti, anche in assenza di una ciclabile dedicata.
Un progetto, questo, che richiederebbe costi e tempi di attuazione decisamente inferiori a quelli necessari per la scoperchiatura di 8 km di Navigli e che – come sottolineato da Beltrami Gadola – darebbe alla città un aspetto migliore, maggiori spazi sociali, più verde, senza chiudere il centro storico entro una nuova cinta. Lo stesso Beltrami Gadola ha ricordato come all’origine dell’attuale progetto di scopertura dei Navigli secondo il Comune c’è il referendum del 2011 che, tuttavia, riguardava la risistemazione della Darsena (a quell’epoca in un stato di deplorevole abbandono) e faceva solo un generico accenno alla “riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei navigli milanesi”. Da qui la richiesta, proveniente da molti milanesi, ribadita dal pubblico presente in sala e recentemente tradottasi in una specifica mozione votata e approvata dal Consiglio del Municipio 2 (zona che include via M. Gioia dove è prevista l’apertura di una delle 5 “vasche”), di dar voce all’opinione dei cittadini attraverso un nuovo referendum prima di procedere oltre.


Per ulteriori informazioni media:
Fausto Carnevali – Relazioni stampa NAVIGLICHEFARE – Cell. 340/98.22.657


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