TANTO
VERDE E UN GRANDE BOULEVARD ALBERATO IN CENTRO CITTA’:
UN
SOGNO REALIZZABILE INVECE DEI NAVIGLI RIAPERTI
E’
una delle proposte di tecnici ed esperti riuniti ieri a Palazzo
Marino per un affollato incontro pubblico sulla riapertura dei
Navigli – Critiche al progetto di creare 5 vasche da M. Gioia alla
Darsena: acqua insufficiente e navigazione impossibile – Meglio
puntare sulla riattivazione delle sole conche storiche
dell’Incoronata e di Viarenna.
Milano,
27 febbraio 2016
- E’ un giudizio negativo o quanto meno assai critico quello che
gli esperti di ingegneria idraulica, urbanistica, mobilità,
economia, riuniti ieri sera a Milano per un incontro pubblico a
Palazzo Marino in una sala affollata di cittadini, hanno espresso sul
progetto del Comune per la riapertura dei Navigli in centro città.
Progetto che poi, nella prima fase attualmente prevista , non si
tradurrebbe in altro se non nella realizzazione di 5 vasche, lunghe
poche centinaia di metri e distanti tra loro da 500 metri a 2 km,
sconvolgendo in diverse zone l’attuale assetto viabilistico, con
conseguenti problemi alla circolazione dei mezzi pubblici e privati,
difficoltà di parcheggio per i cittadini (causa eliminazione di
centinaia di posti auto in superficie) e gravi pregiudizi anche per
l’accesso a servizi pubblici quali la Questura e il Pronto Soccorso
del Policlinico in via Sforza. Ma
è uscita anche una nuova e originale proposta: la
realizzazione di un grande anello verde in quella che è oggi la
Cerchia dei Navigli
(vedi immagini a pag.3), invece della riapertura delle tanto discusse
5 “vasche” d’acqua.
Protagonisti
dell’incontro, dal titolo “Riapertura dei Navigli a Milano: la
realtà, la propaganda, il possibile, l’impossibile” organizzato
da Naviglichefare (libera associazione di cittadini milanesi
criticamente impegnati sul tema Riapertura Navigli) sono stati: Luigi
Santambrogio,
già assessore alla Mobilità e Ambiente del Comune di Milano; Luca
Beltrami Gadola,
direttore di ArcipelagoMilano; Alessandro
Paoletti,
già professore ordinario di Costruzioni Idrauliche al Politecnico di
Milano; Gianpaolo
Corda,
già docente di Urbanistica al Politecnico di Milano e direttore
AMAT-Agenzia Mobilità Ambiente Territorio di Milano; Marco
Vitale,
economista. Presente inoltre Lorenzo
Lipparini,
assessore alla Partecipazione,
Cittadinanza
Attiva e Open Data, anche in rappresentanza del sindaco Giuseppe
Sala.
Veniamo
alla cronaca dell’incontro. Un primo problema, e non da poco,
dell’attuale progetto di riapertura dei Navigli è, come ha
sottolineato Alessandro Paoletti, la totale mancanza di garanzia che
il “sistema” previsto possa essere alimentato da un adeguato
flusso di acqua visto che la portata della Martesana (che dovrebbe
alimentare le “vasche”) al suo arrivo a Milano è pari a 0,7
mc/s, mentre lo stesso Progetto di Fattibilità 2017 ipotizza come
necessaria una portata di 3-4 mc/s, e ciò significherebbe avere
acqua pressoché stagnante e insalubre. Dal punto di vista ambientale
le criticità riguardano anche le acque della stessa Martesana, che
andrebbero ad alimentare i nuovi Navigli e che sono spesso di non
buona qualità, soprattutto in estate e ogniqualvolta si riduce la
portata di ricambio.
La
scarsità d’acqua avrebbe un impatto decisivo anche sull’asserita
navigabilità dei nuovi Navigli una volta completato (ma non si sa
quando) il ricongiungimento delle 5 “vasche” con un’unica
canalizzazione a cielo aperto da Cassina de’ Pomm alla Darsena.
Navigabilità resa ulteriormente problematica da altri fattori quali:
la larghezza, prevista in 6-7 metri, con difficolta di incrocio fra
eventuali natanti; la presenza di ben 10 conche per superare il
dislivello complessivo di 11,6 metri negli 8 km di tracciato, che
comporterebbe una durata di “navigazione” di 2,5-3 ore, con
conseguente effetto
“noia”
e minima attrattività turistica. Anche perché il pelo della
corrente è previsto a circa 3 metri sotto il piano stradale,
all’interno di due muraglioni verticali, con effetto
“canyon”.
Considerando
anche i costi di realizzazione del progetto, attualmente previsti dal
Comune in 150 milioni ma realisticamente valutabili, a detta di molti
esperti fra cui Marco Vitale, in una spesa finale compresa fra 500
milioni e 1 miliardo di euro, una più realistica e meno costosa
alternativa potrebbe essere rappresentata – come proposto dallo
stesso Paoletti – dalla riapertura
delle sole Conche dell’Incoronata e di Viarenna,
il cui recupero avrebbe un senso storico-museale-paesaggistico e che
potrebbero essere riattivate utilizzando percorsi idrici alternativi
già presenti nel sottosuolo di Milano, senza l’apertura di altre
vasche.
Riguardo
agli aspetti viabilistici, e in particolare a quanto previsto dal
progetto per il tratto De Amicis-Molino delle
Armi-Sforza-Fatebenefratelli, Gianpaolo Corda ha rimarcato come la
trasformazione dalla situazione attuale in una strada a senso unico,
con un’unica corsia di scorrimento dove andrebbero ad insistere
mezzi di traporto pubblico (linea 94, taxi), mezzi di soccorso e di
emergenza, mezzi destinati ai parcheggi e ai cortili interni degli
edifici, difficilmente potrebbe garantire effettiva accessibilità
veicolare agli edifici privati e a quelli di interesse pubblico, fra
cui alcuni con funzioni cruciali come Policlinico e Questura. Una
situazione a rischio collasso, dovendosi garantire l’accesso dei
veicoli agli edifici prospicienti sulla sponda interna del canale,
non serviti da una corsia di arroccamento, mediante l’uso di “ponti
metallici girevoli e ripiegabili” da azionare di volta in volta,
come previsto nello studio di fattibilità.
Per
un’alternativa viabilistica e paesaggistica, volta a mitigare la
circolazione ed a migliorare la vivibilità nella cosiddetta Cerchia
Interna dei Navigli, nel corso dell’incontro è stata avanzata
dallo stesso Corda la proposta di creare
un grande “boulevard” alberato,
come già ipotizzato nel 1851 da Carlo Mira che nel suo scritto
“Sulla
possibilità di trasportare al di fuori delle mura di Milano il
canale detto Naviglio”,
proponeva non già, come oggi, la riapertura bensì la copertura del
Naviglio Interno e la immaginava trasformata in un boulevard
largo 18 metri, che connettesse il verde dei giardini di via
Fatebenefratelli, di porta Orientale, dei giardini della Guastalla e,
via via, per la via San Gerolamo giungesse al Foro Bonaparte e al
Castello. Tale ipotesi, attualizzata, potrebbe tradursi in un grande
anello verde, destinato al solo traffico di accesso agli edifici
della Cerchia, ai mezzi di soccorso, di emergenza e di sicurezza
pubblica, realizzando
inoltre
una
Circle
Line
di mezzi elettrici,
che la percorra nei due sensi di marcia, integrando il servizio con
la futura M4. Un
boulevard
percorso dal solo traffico locale, assoggettato alla disciplina delle
Zone 30, lungo il quale i ciclisti si sentirebbero intrinsecamente
protetti, anche in assenza di una ciclabile dedicata.
Un
progetto, questo, che richiederebbe costi e tempi di attuazione
decisamente inferiori a quelli necessari per la scoperchiatura di 8
km di Navigli e che – come sottolineato da Beltrami Gadola –
darebbe
alla città un aspetto migliore, maggiori spazi sociali, più verde,
senza chiudere il centro storico entro una nuova cinta.
Lo stesso Beltrami Gadola ha ricordato come all’origine
dell’attuale progetto di scopertura dei Navigli secondo il Comune
c’è il referendum del 2011 che, tuttavia, riguardava la
risistemazione della Darsena (a quell’epoca in un stato di
deplorevole abbandono) e faceva solo un generico accenno alla
“riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei navigli
milanesi”. Da qui la richiesta, proveniente da molti milanesi,
ribadita dal pubblico presente in sala e recentemente tradottasi in
una specifica mozione votata e approvata dal Consiglio del Municipio
2 (zona che include via M. Gioia dove è prevista l’apertura di una
delle 5 “vasche”), di dar voce all’opinione dei cittadini
attraverso un nuovo referendum prima di procedere oltre.
Per
ulteriori informazioni media:
Fausto
Carnevali – Relazioni stampa NAVIGLICHEFARE – Cell. 340/98.22.657
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